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petra de goede

F O T O G R A F I A

A R T I S T A
G R A F I C A
F O T O G R A F A

Sono nata a L’Aia nei Paessi Bassi.
Ho studiato alla ‘Willem de Kooning Academie’ di Rotterdam, e alla ‘St. Martins School of Art’ di Londra.
A Londra è iniziata la mia rinascita, mi è stato detto che non ero una grafica ... stupore ... da li ho cominciato a 'indagare' e a documentarmi, per ricordare i dettagli e le persone.

Oggi vivo e lavoro a Tuscania, a nord di Roma - ho realizzato intanto un sogno, una famiglia con tre figli. Il mio percorso è stato allungato per un (lungo) periodo, per poi rifiorire ed entusiasmare di nuovo (per fortuna). Come famiglia lavoriamo nell'Arcipelago di Arte et Agricoltura, coltiviamo uva per il vino biologico il 'Vino d'Artista'. Abbiamo piantato 17.000 alberi, un polmone verde per migliorare l'aria che ci circonda.

Arrivata a Roma nel 1988 ho lavorato parallamente all'essere artista come grafica editoriale; ho lavorato tra le altre cose con Studio Figura, Studio Maoloni, riviste per le Edizioni Cioé, progettazione grafica per gli album di figurine dal film 'Batman' per AMZ Panini, Saatchi & Saatchi, J.W. Thompson, Siulp, Teatro Vascello, Koefia, Hotel Ping Pong e Hotel Sirenetta a Ostia, ho creato e realizzato l'immagine per la Fiera Country & Co. (rivista/catalogo), La Rivista dei Curatori Fallimentari, Elisa Pensa, Studio Outline, opuscoli per vari artisti italiani. Lascio tutto da un giorno all'altro e mi 'mantengo' facendo cappelli con l'uncinetto. Alla fine del 1995 conosco mio marito Maurizio [Pio] durante il 'finissage' di una mostra collettiva a cui abbiamo partecipato entrambi. Nel 1997 nasce il nostro primo figlio e comincio a lavorare prevalentemente nella provincia di Viterbo. Ho realizzato per la Primaprint la monografia di Michael Goldberg, per varie cantine Viterbesi etichette per il vino: Sergio Mottura, Maurizio [Pio] Rocchi, Cantina Stefano Stefanoni e Menicocci. Ho fatto la grafica per l'evento Tuscania Teatro, Stradarolo, la rivista dell'Asi Ciao, vari opuscoli per l’ufficio turistico di Tuscania, etichette per Natalina Franci, Locanda di Mirandolina e Vera Stasi. Dal 2007 al 2016 organizziamo campi estivi artistici per ragazzi e bambini.

Nella mia vita sono importanti le persone a cui voglio bene, le amicizie. - Gli incontri sono fondamentali.

mostre d’arte

2019

"L'Arcano in noi" - a cura di Giuseppe Salerno, Chiesa di San Lorenzo, Tuscania

2014

"Il Papa, la Papessa, gli Arcani" - a cura di Luciano Marziano, ex Chiesa degli Almadiani, Viterbo

2013

"SEIDONNEPERSEI" - ugualetrentasei, mostra a cura di Giuseppe Salerno, collettiva (36 donne), Pinacoteca Molajoli di Fabriano

"Opere recenti", con Maurizio Pio Rocchi alla Piccola casa dell'arte e della cultura, ex-lavatoio, Tarquinia

"Prevalentemente in bianco e nero", mostra collettiva ai Magazzini della Lupa, Tuscania

"Concavo convesso", mostra collettiva alla Galleria Itinerart di Fiorenzo Mascagna, Viterbo

"Petra de Goede", mostra personale alla Galleria ARTIDEC, Bracciano

"Per Filo e per Segno", Arianna e le altre... Una mostra al femminile alla Sala Gatti, Viterbo.


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2012

"La nuova era tra simbolismo e tecnologia", Adrenalina - mostra collettiva con 40 artisti al Macro Testaccio - La Pelanda

"GLI ITALIANI OSSERVATI DA UNA FOTOGRAFA OLANDESE - Identità Italiana", spazio Elsa Morante Roma - mostra con Maurizio Pio Rocchi. testo di Elena Provantini

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2011

“Acqua infuocata, vapore acqueo (visuale non chiara)” - mostra personale ai Magazzini della Lupa, Tuscania. testo di Vincenza Fava

2010 

“Tessitura dello svelamento” – mostra fotografica con pittura di Maurizio Pio Rocchi e musica di Ole Barnholdt e Kim Kloeverhus; 2 foto, Santa Rita, Roma 

2003

“Arte al di là dell’Arte”, Tuscania - personale – gigantografie sulle mura storiche e la Torre più alta della città.

2002

“La mia idea della campagna Laziale”, mostra collettiva 6 fotografie, Castello di Fondi, Fondi (LT).

2001

“Artevite”, mostra collettiva nel Castello di Carmigliano; 1 installazione con foto, Montalcino (SI).

1998

Galleria Comunale, Roma - partecipazione mostra fotografica per beneficienza (2 foto in Giappone).

1997

“Torri d’avvistamento”, mostra collettiva; installazione con foto, padiglione Olandese, Tarquinia (VT).

Pubblicazione di 3 installazioni con foto per il libro TIM Italia, Agenzia Interno Otto, Roma.

1996

“Cose”, mostra collettiva curata da Giovanna de Sanctis - sculture fotografiche, Politecnico Roma.

1995

"Pensiero e forma", mostra collettiva e seminario sulla fotografia, Istituto S.Orsola, Roma. testo

“Iconostasi”, mostra collettiva curata da Silvia Franchi, Galleria Artivisive Roma. (segnalazione da Sherry Gasche sulla rivista americana ‘Sculpture’ n.3/4 1995).

1994

“L’Ottobre degli Olandesi”, mostra collettiva curata da Jonathan Turner, Centro Luigi di Sarro, Roma. testo critico di Jonathan Turner

1993

“Fotografica Breda”, mostra collettiva curata da Hans Biezen, Lokaal 01, Breda Olanda.

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Avebury, 2019 ph Anne R.
"GLI ITALIANI OSSERVATI DA UNA FOTOGRAFA OLANDESE - Identità Italiana"  

17 marzo - 1 aprile 2012

spazio Elsa Morante - Roma

testo di Elena Provantini

<< Centocinquant’anni di storia. "…La Bellezza, in Italia, riempie di senso anche l’assenza del fare. Ogni volto ritratto par dir di se stesso: “adesso ci sono”, “adesso ti amo”, “proprio ora il candore di questa mattina rende le cose a tal punto sconvolgenti che farsi travolgere dal desiderio così pienamente è facile e giusto come dimenticare o risolvere altrimenti se stessi e il proprio sentire più tardi”.
Non si tratta di facile voluttà passeggera, il momento presente non è membrana inconsistente tra prima e poi, è l’esistere stesso, l’attimo eterno che non si cura del poi perché vivere è già di per sé strumento perfetto del compiersi. L’”io” che l’Italia esprime, secondo Petra, è protagonista assoluto di questo singolare approccio al tempo. È un “io” maiuscolo, consapevole, per nulla contratto nel vivere appieno la bellezza, la grazia imbandita così generosamente dalla terra. Petra riflette sull'ordine gerarchico delle parole all'italiana, prepara tavole semantiche prima ancora di presentare foto. La lingua, spiega, rende meglio di qualunque altra cosa l’identità d’una nazione e quest’”io” italiano da cui tutto nasce e si ricrea è a tal punto regista centrale del nostro sentire le cose che solo dopo aver compreso individualmente il mondo permette a se stesso di divenire “noi”. Petra è curiosa e osserva l’Italia come un’ospite ghiotta. Il calore, il sole, il colore e l'odore delle cose basterebbero a ricompensare la chimera d'un tempo lento, d'un ritmo instancabilmente allacciato a tradizioni e saperi mai al tramonto: l’Italia è l’origine. … >>


...Molto ci sarebbe da dire per riempire un anno di celebrazioni, ma trecentosessantacinque giornate per tentare di farlo provano quanto sia difficile dire qualcosa, una cosa qualunque delle tante possibili, senza crollare nella retorica dei bei giorni di festa che troppo in fretta passano di mente. L’aggravante peggiore sta poi nel vizio, tutto italiano, di vivere la propria storia senza parteciparvi motu proprio se non per lasciarsi andare a quell’assurdo imbarazzo, divenuto quasi riflesso condizionato, che fa capolino nella nostra testa ogni qual volta si intenti un discorso sulla bandiera senza vederne appresso un campo da calcio. Orgogliosi si, ma solo se si parla di mettersi a sedere a tavola e il tricolore diviene, all’impronta, quel piatto di spaghetti che abbiamo di fronte. Poi, all’improvviso, giunge da lontano un ospite gradito che ci racconta chi siamo, ci prende per mano e ci legge la terra e il cielo che diamo per scontato e tutto torna nell’ordine corretto del valore. Petra de Goede, cresciuta artisticamente a Rotterdam, italiana oramai d'adozione, indaga l'intimo del nostro Paese, dalle arti agli elementi, dai volti alle espressioni semantiche, dall'io all'impronta della luce e del mare sul bagnasciuga. "Per me - spiega l'artista - prima ancora di arrivare, l'Italia era il desiderio della luce" e, raccontando di sé, ci invita tra scatti incorniciati di bianco. Sono linee incandescenti, riverbero immobile sulla sabbia: in natura durerebbero l’istante del ritrarsi d’un onda, qui la fissità dell’immagine le vorrà in attesa per sempre. Il sole gioca a farsi d’argento sulla spiaggia, la risacca del mare più calmo la stende come una tela e, prima ancora che l’impronta di luce scompaia, torna un broccato di spuma leggera a ricomporla. La luce. L’istante. L’Italia. Non vi sono molti luoghi oltre questo, spiega l’artista, dove si riesca a vivere l’attimo tanto liberamente da non perdersi in dimensioni distanti, senza finire per sentirsi, in altre parole, costretti a spegnere contemplazioni incantevoli per progettualità necessariamente opportune. La Bellezza, in Italia, riempie di senso anche l’assenza del fare.
Ogni volto ritratto par dir di se stesso: “adesso ci sono”, “adesso ti amo”, “proprio ora il candore di questa mattina rende le cose a tal punto sconvolgenti che farsi travolgere dal desiderio così pienamente è facile e giusto come dimenticare o risolvere altrimenti se stessi e il proprio sentire più tardi”. Non si tratta di facile voluttà passeggera, il momento presente non è membrana inconsistente tra prima e poi, è l’esistere stesso, l’attimo eterno che non si cura del poi perché vivere è già di per sé strumento perfetto del compiersi. L’”io” che l’Italia esprime, secondo Petra, è protagonista assoluto di questo singolare approccio al tempo. È un “io” maiuscolo, consapevole, per nulla contratto nel vivere appieno la bellezza, la grazia imbandita così generosamente dalla terra. Petra riflette sull'ordine gerarchico delle parole all'italiana, prepara tavole semantiche prima ancora di presentare foto. La lingua, spiega, rende meglio di qualunque altra cosa l’identità d’una nazione e quest’”io” italiano da cui tutto nasce e si ricrea è a tal punto regista centrale del nostro sentire le cose che solo dopo aver compreso individualmente il mondo permette a se stesso di divenire “noi”. Petra è curiosa e osserva l’Italia come un’ospite ghiotta. Il calore, il sole, il colore e l'odore delle cose basterebbero a ricompensare la chimera d'un tempo lento, d'un ritmo instancabilmente allacciato a tradizioni e saperi mai al tramonto: l’Italia è l’origine.
Divertita ci confessa: “Nel mio paese, nel nord dell’Europa, ci sono solo due modi per risolvere problemi di depressione: andare in analisi o partire per l’Italia”. Attraversando da nord a sud la penisola, lasciando semplicemente aperto un canale di ascolto, senza doversi sentire in obbligo di comprendere anche solo una sola parola della lingua, si può davvero riscoprire, secondo l’artista, la radice più profonda delle cose. Petra non è solo un’attenta osservatrice, quest’Italia che presenta e racconta è, per lei, molto più che un’indagine felice, un bel paesaggio di cui si può solo dir bene. Petra ama l’Italia e ogni creazione è diario sincero di questo sentimento appassionato. Partecipa al divenire degli elementi, riconoscendo al nostro paese un primato d'archetipi che vorremmo non sottovalutare: la terra è bionda di sole al tramonto, l'acqua è cristallina, il fuoco accende i legni, l'aria fa cantare le foglie. La roccia nuda torna alla vita e tocca i vertici del sacro: ‘La roche à fleur’ è l’anello da ricamo che ogni donna accoglie da bambina dalle dita di chi l’ha preceduta, è l’arte che non si apprende, è l’arte di vivere bene, allacciata strettamente alla terra, al dato mistico della propria esistenza di donna che per istinto sa che dalla propria carne verrà la vita. Viaggiamo con l’artista, una foto alla volta, nel cosmo altro dell'italianità, quel complesso, unico nel suo genere, che definisce l'appartenenza al Paese prima ancora del sentirsi Nazione, per mezzo e tramite un sostantivo che non conosce paralleli nel vocabolario comune d'altre nazionalità. Fotografa le madri e le incastona in quadri rosso sangue: - E’ il colore della tradizione – spiega. Le donne italiane si raccontano tacendo, mostrando le loro case, le loro gonne, la pienezza delle carni, l’ordinario straordinario del vivere sulle proprie forze fertilità e tradizione, racconto e continuità, sogno e ritorno ad un tempo lontano, carico di canti e metriche latine. L'Italia di Petra ha bisogno di dimensioni raccolte, mai cariche, mai gridate, perché una foto che occupi una parete intera correrà incontro al visitatore cercando comunque di forzarlo, mentre la scelta d’un cameo discreto, poco più grande d’una stampa da laboratorio, di quelle che ritiravamo con piena curiosità due tre giorni dopo aver consegnato un rullino finito, lascia che ci si avvicini a sbirciare, con la voglia di chi stringa in mano una lente e un gioiello, come si farebbe dalla serratura del giardino degli aranci. ... Maurizio Pio Rocchi s'accosta a questo narrare e vi si allaccia silenzioso, accogliendo i brani fotografici dell'artista olandese tra pennellate veloci e tricolore generoso. L’ospite non è più solo: al suo fianco arriva un protagonista nuovo che vive l’Italia quale italiano e diviene per Petra marito, consorte, famiglia. Maurizio completa il racconto iniziato o lo incomincia a modo suo da capo: l’uno cede all’altra metà del fraseggio d’amore e viceversa, restando in ascolto, tenendo in custodia metà delle pagine bianche. Nessun inizio. Nessuna fine. L’esposizione non conosce sensi obbligati o percorsi consigliati al pubblico...

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“Acqua infuocata” vapore acqueo (visuale indistinta)

“Gloeiend Water” damp (onduidelijk uitzicht)

Italia 1988 - 2011 

Olanda 1965 - 1988

novembre 2011

Magazzini della Lupa - Tuscania

testo di Vincenza Fava

Una mostra affascinante e singolare in cui la fotografia diventa un dipinto scultoreo dell’animo umano in perenne ricerca della propria essenza e del proprio equilibrio. Di qui i due elementi naturali che, accostati, costituiscono apparentemente un ossimoro filosofico, ma anche emozionale: l’acqua e il fuoco, simboli di purificazione e rinascita, diventano gli archetipi per eccellenza dell’inconscio umano alla perenne ricerca del proprio “io puro”. L'artista olandese, trovando l’elemento di unione tra acqua e fuoco, ben riconoscibile nel vapore acqueo, riesce a superare l’antitesi per arrivare alla realizzazione di opere artistiche in cui il vapore, suggerisce una visuale indistinta delle cose, quasi a rappresentare il velo, le illusioni della nostra mente a contatto con la realtà circostante immersa nel Tempo, categoria di esperienza/effetto: le tracce degli eventi che vengono scolpiti ed elaborati nel nostro inconscio portano Petra de Goede a realizzare immagini e forme in cui il tempo diventa una priorità per l’evoluzione del nostro esser-ci, oltre le apparenze della Forma stessa. Evoluzione che viene ben trasmessa dai colori, toni e luci nordiche dell'opera 'Wezen' (una delle tante presenti in mostra), ovvero 'quiddità'. L'opera consiste in tre pannelli fotografati nel periodo 2005-2010 ad Haamstede, una delle più belle spiagge olandesi. "Per cinque anni sono tornata nello stesso posto, un posto che conosco da quando ero bambina. È uno dei varchi più lunghi per attraversare le dune, perciò non c'è quasi mai nessuno, qui il tempo sembra non esistere, l'acqua è immutata, i suoni sono gli stessi. Mi dà un grande senso di pace e fiducia. I pali fotografati sono pali con una posizione precisa; ci proteggono in quel punto, sono dei frangi onde. Sono forti, ma al tempo stesso mutabili, spariscono sotto la sabbia o cambiano nel tempo grazie all'influenza degli elementi" afferma l’artista. Il cerchio, simbolo della perfezione, la compiutezza (il desiderio) dei soggetti fotografati dall'artista, sono riconoscibili come forma definita. Eppure, portandosi oltre con lo sguardo, si cominciano a vedere frange irregolari che addolciscono il primo impatto e lasciano spazio all'approfondimento e alla fantasia dello spettatore divenendo quasi un mandala che riesce ad oltrepassare ogni significato ovvio e convenzionale. L'inquadratura dello stesso soggetto circolare muta completamente, cambiando posizione; con la visione frontale 'il pizzo' del contorno stimola la nostra mente e in più aggiunge colore. Il vento, l'acqua, il sole, la sabbia hanno avuto campo libero per lasciare le loro tracce. Il legno, una volta vivo, si lascia plasmare diventando una scultura naturale.

"Pensiero e forma"

mostra collettiva a cura di L. Bellotti, M. Capranica, T. Malavolta

Istituto S. Orsola - Roma

A. Anzellini, F. Bilò, F.Orofino, P. de Goede, O. Delacour, L. della Ceca, F. Di Carlo, M. Sgandurra, P. Hebbelinck, n! Studio, M. Pascucci, RDM studio dei Architettura, A. Timossi  

ottobre 1995

... Vedo il mio lavoro come un viaggio. Ogni opera un passo, una provocazione, un frammento della mia vita. Tento di ascoltare la mente e far seguire il corpo, così da creare un equilibrio temporaneo, la possibilità di spostare l'orizzonte e con esso il limite, creando un nuovo passaggio da attraversare per apprendere e cimentarsi… 

…l'isola isolata in mezzo al mare circondata dal movimento ondeggiante calmo selvatico imprevedibile, circondata sempre, nero, rosso, giallo, fumo, crepaccio, crepacci nella terra - sola - ferma una punta sopravvissuta al di là del tempo l'unico contemporaneità - Il tempo l'unico cambiamento nell'atteggiamento dell'uomo -
'Le isole Eolie tra leggenda e storia' di Leopoldo Zegami
"L'Ottobre degli Olandesi "

a cura di Jonathan Turner

Galleria di Sarro Roma

ottobre 1994  

...Petra de Goede, nella sua ricerca artistica, usa una grande varietà di materiali, puntando soprattutto a conferire una sorprendente tridimensionalità al mondo piatto della fotografia. I suoi lavori sono tecnicamente perfetti e ben messi a fuoco, costituiti da molteplici strati concettuali sovrapposti. Le sue sculture simili a piccole scatole o, meglio, le sue mini-istallazioni, sono composte da fotografie e da trasparenze colorate illuminate da dietro. L’artista crea oggetti, li porta in un luogo particolare e poi li fotografa. Queste immagini possono essere considerate un elemento della scultura. In questo modo 'de Goede' riesce a far riflettere sia sul processo artistico sia sugli oggetti che ha scelto. A volte i suoi lavori hanno un'apparenza neutrale, costituiscono la retrospettiva emotiva del temperamento caldo della storia mediterranea. "Nell’aula di Marte e Venere" ci sono cinque scatole fatte di legno di quercia, ognuna delle quali contiene una diapositiva che rappresenta una forma circolare illuminata da dietro, e che ha delle parole incise sulla cornice di piombo.
“Ho creato una serie di cerchi a spirale concatenati in colori diversi. Ogni colore è associato a un luogo particolare: Pompei, Roma e Ostia. Ogni scatola non contiene soltanto il nome della località a cui si riferisce, ma anche una parola che secondo me collega tutto. Poi ho fotografato nei differenti posti questi cerchi a spirale, conferendo loro il ritmo della meditazione”. A Piazza del Popolo a Roma 'de Goede' ha fotografato un cerchio posto nella vasca della fontana e poi ha inciso la parola ‘TOTALITÀ’ sulla cornice di piombo di questa immagine; a Ostia Antica ha usato un frammento consumato di marmo come sfondo per un altro cerchio, scrivendo sopra ‘luce’.
Recentemente 'de Goede' ha completato Apertura I, II e III, tre immagini fotografiche di cristalli sulfurei riprese nelle località termali delle Isole Ioniche. Guardandoli dettagliatamente ed estrapolandoli dal loro ambiente circostante la dimensione di questi cristalli gialli risulta incerta. “Le isole Ioniche vengono chiamate anche le isole del vento. Il vento crea disegni sulla superficie dell’acqua, che muove e cancella costantemente. Alcuni cristalli e rocce sulfuree assomigliano a piccole rose, altri sono frammenti di grandi massi eruttati dai vulcani. È una sensazione calda, purificante”.
In un opera senza titolo tre paesaggi identici di montagne (rocce ndr) avvolte dalla nebbia sono impressi dal colore giallo nelle forme di un quadrato e di una serie di cerchi disposti ad anello. Sembra che si tratti contemporaneamente di un rito e di una forma idolatra. In alternativa la 'de Goede' scatta fotografie in bianco e nero di frammenti di marmo del foro romano, usando come sfondo dei blocchi de legno, e poi ricopre con un giallo luminoso la parete dietro di essi reinterpretando brillantemente la pittura preistorica.
L’opera di Petra de Goede ha una grande forza concettuale. In uno dei suoi lavori, una struttura di bronzo sostiene una diapositiva che rappresenta una forma circolare. Infatti si tratta di un’immagine dell’apertura circolare che si trova al centro della cupola del Pantheon.
In questo modo, nelle mani di Petra de Goede persino l’aria potrebbe diventare il soggetto plastico per una scultura.
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petra de goede FOTOGRAFIA
strada poggio della ginestra km 3,700 - 01017 tuscania (VT) - +39-335-6503536